Siamo nell’era che sancisce e ambisce alla flessibilità nel lavoro, sia nel lavoro da dipendente che nel lavoro da liberi professionisti. La verità è che, a livello di contesto, siamo ben lontani dal raggiungere questa meta ambita, anche già solo a confronto dei cugini europei.
Lavoro flessibile, flessibilità di lavoro, nel lavoro, per il lavoro, insomma, chi più ne ha più ne metta. Quel che è certo è che se sei libera professionista devi in un certo senso “allenarti” all’imprevisto, alla riorganizzazione dei tuoi piani, e banalmente a saper cambiare l’agenda e le to do list. Il tutto sempre senza perdere di vista obiettivi e priorità. Facile, vero? Non proprio, lo so. Parliamone.
Le mamme maestre di flessibilità nel lavoro da sempre
Essere mamma è una palestra incredibile di resilienza e gestione dell’imprevisto. In questo post ti parlo dell’essere mamma, sì, ma non è rivolto solo alle mamme.
Solo ora che sono passati sei anni dalla nascita della mia prima figlia mi rendo conto di quante azioni, decisioni e responsabilità sia fatta la mia giornata, partendo dalle più piccole cose fino alle più grandi.
Mi rendo conto anche di quanto sia cambiato il mio mindset (cosa intendi per mindset?) e di tutta la fatica fatta fin qui nell’accettare di perdere il controllo. Perdere il controllo, sì, perché di questo si tratta secondo me, quando esiste qualcuno che è una estensione di te e allo stesso tempo un individuo a sé stante.

Accettare l’imperfezione, il viaggio, il cammino, giorno dopo giorno e non puntare sempre e comunque al risultato immediato è forse il più grande insegnamento che mi ha regalato la maternità, che è stato il primo momento dopo tanti anni che mi ha portato davvero a rimettermi in gioco facendomi sentire davvero nuda.
Prima di diventare mamma
Se prima di diventare mamma l’imprevisto poteva essere una influenza, le ruote della macchina scomparse nel parcheggio sotto casa (true story), il finestrino rotto, lo sciopero dei pullman e tu non lo sapevi, e la chiamata di qualcuno che ha bisogno di te assolutamente mentre stai facendo qualcos’altro… Ecco con la maternità il livello di complessità si alza.
Oltre a tutto quello che ho elencato precedentemente ci sono le tue creature che sono imprevedibili per definizione. E se ci metti anche l’Era Covid, se non dipende da loro il cambio di programma potrebbe dipendere da qualche caso di positività intorno a te, in classe o che so e lo scopri all’ultimo secondo, un po’ come alla roulette. Oggi tocca a te. Again.
È pur vero che tantissime donne cambiano lavoro dopo la maternità, proprio perché attratte dal fattore flessibilità, e tempo (magari in più, spendibile con i propri bambini). Ma se la gestione del tempo non è ottimale, soprattutto all’inizio, il rischio di essere fagocitata dalle tante cose da fare e a cui pensare è reale e concreto.
Come si raggiunge la flessibilità nel lavoro: ci vuole calma e sangue freddo?
1 Accogli l’imprevisto
Per raggiungere l’anelata flessibilità nel lavoro ci vuole tanta calma e sangue freddo (tanto per citare una nota canzone). Anche se la situazione ora sembra migliorata, non so cosa aspettarmi per i prossimi anni, e ciò che è davvero certo è che ho imparato a prendere l’imprevisto con filosofia.

Inutile nascondere la testa dietro a un dito gli imprevisti non mancano mai, mamma o no, libera professionista o no, avviata o meno.
2 Preparati all’imprevisto
Accogliere l’imprevisto non vuol dire essere impreparata. Anzi, devi sempre avere un piano A, B, C, D, perché se mi lamento perdo solo tempo prezioso, e lamentarsi non è certo una soluzione.
Il piano B non basta più, specialmente se hai tre figli.
3 Preparati a distruggere i piani (di cui sopra)
E poi ho imparato a disattendere anche quei piani, e a stare nel presente, perché anche se ti proietti nel futuro e immagini tutti i possibili scenari, la verità è che continui a non essere in controllo della situazione. Allora tanto vale accettare l’imperfezione e godersi il viaggio.
Ti faccio un esempio pratico:
ricordo due grandi picchi nel mio lavoro. In uno ero incinta di Thomas, con una bambina di due anni a casa, e appunto uno in arrivo di lì a poco. Nell’altro ero incinta di Anita con altri due bambini piccoli a casa sotto i 5 anni.
Pensandoci razionalmente mi sembrava impossibile poter sostenere il carico emotivo e fisico di una agenda che iniziava a riempirsi alla velocità della luce perché per quanto tu possa fare una serie di azioni di comunicazione per portare il tuo lavoro a girare, per quello che ho visto io è imprevedibile il momento in cui davvero tutto inizia a funzionare e succede col botto.

Occhio alla semina!
Investi il tuo tempo, le tue energie e semini, ma il giorno in cui tutto inizia a germogliare e poi fiorire ed è tempo di raccogliere, da un po’ di avvisaglie ma non ti lascia il tempo di organizzarti. E quando succede per la prima volta si somma agli imprevisti con un misto di tensione e aspettative che ti porta a dover allenare la tua capacità di resilienza.
Per quanto riguarda me, ho scelto di stare nel flusso e, al posto di proiettarmi troppo avanti, ho scelto di stare nel presente ad ogni step di crescita.
Uno sguardo al futuro e ai miei obiettivi per ogni investimento di tempo, fiducia nei risultati e pronta ai blocchi di partenza per il tempo del raccolto.
Con Anita di soli 20 giorni ho ricominciato a lavorare cercando di tenere il passo: al crescere della complessità ho analizzato le risorse intorno a me e messe in campo una dopo l’altra dove non arrivavo io. E allora tata, amica che inaspettatamente ti aiuta, sono arrivata a dover pagare qualcuno per farmi la spesa. E parlo proprio anche della lista della spesa, perché mi sono ritrovata a non avere nemmeno il tempo di ragionare, con tre bambini piccoli e un lavoro in proprio. Come se avessi attivato la modalità sopravvivenza: risparmio energetico e si cerca di analizzare le priorità.
No mutlitasking, sì multishifting

Non mutlitasking ma multishifting, l’abilità di spostare velocemente l’attenzione da una attività all’altra:
sapendo riconoscere da pochi indizi quali degli eventi che ti circondano meritano una attribuzione veloce di priorità (MAAM – la maternità è un master).
E no, non me lo potevo permettere! E se avessi osservato l’uscita solo come un costo, sarei rimasta ferma.
Un cambio di mindset: non costi ma investimenti
- Chiamare i nonni all’ultimo momento se ti accorgi che uno dei bimbi ha la febbre, e tu e tuo marito dovete andare al lavoro. Piano A.
- Avere altri due numeri da chiamare: una tata e una amica. Piano B e C.
- E poi il piano di emergenza, il D, quello in cui provi a lavorare con loro a casa.
- E da ultimo la rinuncia, perché le hai provate tutte e non hanno funzionato e accetti che è così e basta, domani è un altro giorno e recupererai.
La maternità mi ha allenato a sostenere la frustrazione di voler fare qualcosa e dover accettare i tempi dell’altro, e che tutto dipende da me, e da fattori esterni contemporaneamente, e che il successo arriva per la mole di volte in cui ci provi a raggiungerlo. Se ti alleni a prendere il ritmo e non smetti di provarci anche quando la vita ti mette alla prova, nel bene e nel male.
Se hai fiducia le cose accadono?
Certo che è indubbiamente più facile se a grandi linee hai un piano e non brancoli nel buio. Se tracci una mappa e più sentieri percorribili, e ti prepari all’imprevisto fottendolo sulla preparazione quando tutto è tranquillo, e te lo racconto anche nel mio libro: Libera Salti e altre storie). Ma se c’è qualcosa da cui puoi sempre ripartire, a prescindere dal lavoro che fai, dal posto in cui sei, dall’imprevisto che trovi, quel qualcosa sei tu.
Impara a stare nel flusso e tutto ripartirà sempre da te. Non farti prendere dal panico. Sono davvero poche le cose irrisolvibili, per tutto c’è una soluzione che a volte sta nella pazienza: ti fermi, analizzi, ascolti con la pancia e con la testa, poi respiri e scopri che c’è qualcosa che puoi fare. Poi aggiusti il tiro, ci riprovi e impari. Se poi lungo la via cerchi una guida che ti accompagni, corri a scoprire come i miei percorsi di business coaching per libere professioniste.

E se inizi ad osservare le cose da una angolazione diversa l’imprevisto non è più un’occasione persa, ma un’opportunità di crescere e imparare.