Coaching e mentoring: qual è il tuo percorso?

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Coaching e mentoring: qual è il tuo percorso?

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Sai cos’è il coaching? E il mentoring? Se stai leggendo è perché ti sarà capitato di scontrarti, letteralmente, con questi termini, ma in fondo non hai ben chiara in mente la differenza tra coaching e mentoring.  All’apparenza potrebbero sembrare attività molto simili, tuttavia esistono sfumature, differenze e caratteristiche che li contraddistinguono, e che è bene tenere a mente, se sei alla ricerca di una professionista che possa sostenerti in un percorso di crescita verso la libera professione.

Di fatto, durante le call conoscitive, mi chiedono spesso quale sia lo strumento migliore per raggiungere i propri obiettivi, ma il discorso è molto più complicato e soprattutto, diverso a seconda delle reali esigenze delle persone. E mi riferisco ad esigenze professionali, ma anche personali, legate a progetti, stili di vita e opportunità.

Coaching e mentoring: due facce della stessa medaglia?

Da professionista, ti dico anche che è facile effettivamente, confondere il coaching con la pratica del mentoring, insomma alla fine, per te che ne senti parlare sui social, pare più o meno la stessa cosa, o no? Il mercato del lavoro cambia continuamente ed è innegabile che per poter stare al passo, abbiamo tutti bisogno di una maggiore flessibilità di pensiero e abili conoscenze. Risulta quindi importante informarsi sulle differenze tra gli innumerevoli approcci professionali che il mercato stesso offre e richiede. Indipendentemente dall’appartenenza di uno specifico settore, dell’inquadramento contrattuale e dell’attività lavorativa, più informazioni avrai, più riuscirai a distinguere cosa può apportare davvero valore alla tua professione. E di cosa puoi fare anche a meno, per ora. Ma come detto, tutto cambia velocemente e solo se conosci puoi decidere, cambiare, evolvere.

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Io ragiono così e da anni compio Salti e trasformazioni, le prime di pancia, che man mano mi hanno aiutata a portare anche strategia e valore nel mio lavoro (te lo racconto nel dettaglio nel mio primo libro, Libera: Salti e altre storie che trovi su Amazon).

Due facce della stessa medaglia?

Proviamo a fare chiarezza rispondendo alla domanda se il coaching e il mentoring possono essere due facce della stessa medaglia? La mia risposta è assolutamente sì, sulla stessa medaglia ma non contrapposte.

Proviamo insieme a immaginare la costruzione di una realtà lavorativa come se fosse un lungo viaggio in cui c’è un punto di partenza che necessita di un trasporto, un movimento per raggiungere la destinazione. Entrambi gli approcci hanno in comune lo sviluppo di crescita e allenamento delle potenzialità di una persona, o un team, che potranno essere raggiunte seguendo metodologie differenti fra di loro a seconda dei casi e delle situazioni.

Vediamo nel dettaglio come il coaching e il mentoring riescano a passare da un punto A a un punto B utilizzando strumenti, metodi e conoscenze differenti.

Cos’è il coaching? Di cosa si occupa il coach?

Il coaching è una strategia di azioni basata sull’esplorazione di tutti gli elementi che servono per il raggiungimento di un obiettivo iniziale. Un metodo di sviluppo fondato su una relazione di scoperta e valorizzazione delle potenzialità personali con lo scopo di un miglioramento, raggiungimento di un risultato. Sia esso professionale che personale.

Differente dall’approccio counseling la cui attenzione è posta sulla risposta immediata di un problema, il coaching è proiettato al futuro, agli step e appunto ai diversi obiettivi a breve e a lungo termine.

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In un percorso di coaching è importante un ascolto attivo da parte del coach, il quale avrà modo di porsi con una atteggiamento senza giudizi e insegnamenti, utile a far emergere punti di forza o di debolezza di un progetto o un servizio, o un posizionamento, ecc.

Il rapporto tra il coach e il coachee sarà esclusivamente alla pari permettendo il raggiungimento di un obiettivo, o lo scioglimento di un dubbio ricavando dentro di sé la soluzione. Unica. Personale. Ed è bene sempre sottolineare che un coach non può assolutamente lavorare sui traumi del passato, cosa di pertinenza della psicoterapia. Non ne ha le competenze, non ne ha gli strumenti, quindi attenzione! Seppure il coaching sia una pratica che si sta aprendo a molteplici ambiti professionali è bene tenere a mente che esistono dei confini ben delimitati.

Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza

Le origini del coaching sono antiche. Pensa che Socrate fu il primo allenatore della storia a cui possiamo attribuire a tutti gli effetti il termine di coach. In tempi più moderni il coaching si è sviluppato in ambito sportivo laddove il praticare una attività è considerato uno stile di vita che plasma, allena i muscoli e la mente.

Non a caso la traduzione italiana della figura di coach riporta il doppio significato di allenatore e carrozza. Stimolando a dare il meglio di se stessi, utilizzando risorse ed energie a volte inespresse, e velocizzando il processo di cambiamento da un punto di partenza all’arrivo, ed ecco che spunta il termine di carrozza.

Il coaching è un percorso versatile, che permette di approfondire numerosi aspetti senza mai ripetersi in quanto ognuno di noi è unico nel suo cammino.

Consideriamo cosa non è il coaching:

  • non è una terapia, tanto meno psicoterapia. Un coach non si occupa di patologie o disturbi della psiche, non offre diagnosi e sostegno psicologico. Non prescrive nessun trattamento.
  • non è una consulenza in cui si analizzano problemi, si trovano soluzioni e si propongono azioni al posto del cliente;
  • non è formazione in cui viene trasferito un determinato sapere, conoscenza, informazione ecc.;
  • non è un corso motivazionale.

Cos’è il mentoring? E la figura del mentor?

Una volta che abbiamo determinato che il coaching è esplorazione, raccolta degli ingredienti ed azione concreta possiamo porre la nostra attenzione su cosa sia invece il percorso di mentoring, specificando gli ambiti in cui presta servizio il mentor.

Anche il concetto di mentoring è un percorso che proviene da lontano. Quella storia antica letta, studiata, amata e a tratti odiata nei libri di storia delle scuole elementari o medie impartita in un gruppo di pari con la supervisione di un adulto. Il mentoring non si discosta molto dagli insegnamenti scolastici avendo un punto in comune riguardante il passaggio di conoscenza.

Nel mezzo del cammin di nostra vita

Quando penso alla figura di un mentore a me viene in mente fin da subito, Virgilio, il quale accompagnando Dante nel (suo) inferno lo guida passo per passo. Il mentoring è un processo di formazione ed accompagnamento tra due soggetti:

  • da un lato abbiamo una persona specializzata in un determinato settore;
  • e dall’altro un individuo neofita o alle prime armi, che si affida al primo.

Nelle grandi aziende, tra i professionisti e nelle accademie universitarie, e ormai anche nei team di lavoro e di collaborazione tra professionisti, il mentoring è una prassi consolidata e largamente utilizzata.

Steve Blank, imprenditore e docente universitario, descrisse in un libro il cui tema era il mondo delle startup che “se si vuole diventare più intelligenti e migliorare la propria tecnica è bene trovare qualcuno che si prenda cura di noi abbastanza da essere un mentore”. Differentemente Blank specifica  benissimo che: “se vuoi affinare le tue abilità o raggiungere un obiettivo preciso, è il caso che tu assuma un coach”.

Come si distingue il mentor?

Il mentor differenziandosi dall’insegnante, dal tutor e come abbiamo osservato dalla figura del coach, fa proprie alcune caratteristiche. Vediamole insieme:

  • crea un rapporto 1 a 1 con l’allievo;
  • la relazione è basata sulla stima reciproca e sullo scambio;
  • fissa obiettivi di crescita professionali;
  • ascolta creando una sinergia con l’allievo;
  • passa informazioni e formazione ma non sceglie per gli altri.

A ognuno il suo!

Life, Business, Corporate, Executive sono solo alcuni prefissi che si trovano di fronte alle parole di coaching e mentoring. Servono per chiarire ambiti e settori nei quali sia il coach che il mentor esercitano la loro attività.

Negli ultimi anni il mondo del lavoro è cambiato radicalmente tanto che entrambi gli approcci hanno avuto necessità di adeguarsi per non rimanere indietro. Aprendosi al lavoro online il coaching e il mentoring hanno ampliato la loro visione di insieme scrollando di dosso quel velo di polvere accumulata con il tempo. Diventando e affermandosi ad oggi, come strumenti sempre più scelti da professionisti e realtà aziendali grandi e piccole.

Avere uno schermo che divide le persone può essere un limite, porre confini? Se conosci la mia storia sai che ho iniziato a lavorare online proprio perché ne ho afferrato le grandi potenzialità, e poi non a caso ho fondato un’azienda, Lofacciodigital, che ti aiuta a tradurre online la tua attività professionale. Insomma, lavorare online, seppure a tratti difficoltoso e pure faticoso, ha tantissimi vantaggi, come quello di poter arrivare ovunque e in pochissimo tempo. Ti starai domandando come funziona una consulenza di coaching online o un percorso di mentoring, ma soprattutto come possano essere un valore aggiunto per la tua libera professione. O per l’avvio di una nuova attività.

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Un fiume: e tu sai navigare?

Prova a pensare a un percorso che come un fiume scorre incontrando dalla foce al delta momenti fluidi, piccole deviazioni, insenature con tratti a volte sabbiosi, altre volte rocciose in cui occorre scegliere se diminuire o accelerare la corsa dell’acqua.

Nel mondo del lavoro come nel business nulla è statico, proprio come un fiume che scorre, e solo chi si fa cullare dalle onde riesce a rimanere a galla e a godersi la bellezza del viaggio. Contattami senza impegno per un confronto o per una call conoscitiva, se fatichi a navigare!

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